Giovanni Boine
(1887-1917)

Frammenti

1) Talvolta quando al tramonto passeggio stanco pel Corso (ch'è vuoto), uno che incontro dice, forte, il mio nome e fa : " buona sera ! "
Allora d'un tratto, lì sul Corso ch'è vuoto, m'imbatto stupito alle cose d'ieri e sono pur io una cosa col nome.

2) Quando ti stringo la mano e tu ripigli sicuro il discorso di ieri, non so qual riverbero giallo di ambigua impostura colori di dentro l'atto di me che t'ascolto. Fingo d'essere con te e non ho cuore a dirti d'un tratto : " Non so chi tu sia ! " Amico, in verità, non so chi tu sia.
E come tu vuoi ch'io rinsaldi l'oggi all'ieri labbra d'abisso, ferita divaricata dell'infinito ?

3) Mi fermi per via chiamandomi a nome, col mio nome di ieri.
Ora cos'è questo spettro che torna (l'ieri nell'oggi) e questa immobile tomba del nome ?

4) Tepido letto del nome, sicura casa dell'ieri ! Soffice lana dei sofferti dolori, sosta ombrosa delle gioie lontane. Nave sul mare. Zattera di naufraghi.
Ma l'oggi è, via, come una cateratta aperta. Nubi cangianti nell'abissale cavo del cielo.

5) Tu resti saldo-piantato nell'ieri specula alta dell'oggi, ed attento vi spii tutte le cose, ciascuno secondo il suo nome.
Che nessuna ti sfugga ecco il tuo ufficio, e che tutte si seguano secondo l'ordine giusto. Che tutte s'incastrino e facciano insieme un regolato disegno. Che nessuna ti sfugga, né vi sia salto.

6) Constipi i tuoi giorni nel calendario dei dodici mesi ; le tue ore le misuri sul picchiettio di una ruota.
Perciò al settembre segue l'ottobre e l'effetto alla causa. L'ieri tien le redini all'oggi e le chiama dovere.

7) Come faticoso vivere sul metro dell'ieri ! Ma, bue al giogo, prosegui. L'oggi è l'ieri e pingue la stalla s'apre al fine del solco.

Version française
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Le Nœud des Miroirs